Descrizione
Tutte le notizie sulla storia di Grazzano sono tratte dall'introduzione all'inventario dell'archivio storico comunale compilato da Alessandro Allemano (2009)
Sulla figura del leggendario Gratius che avrebbe dato il nome al paese nulla, come è ovvio, si può sapere.
Possiamo soltanto ipotizzare, senza allontanarci troppo dal vero, che egli fosse un legionario romano, parte di quelle compagini militari che penetrarono per prime in queste terre monferrine al seguito del console Marco Fulvio Flacco, tra il 125 e il 123 a.C.
Dopo la sconfitta delle locali popolazioni celtiche a opera di Caio Mario (battaglia dei Campi Raudii, anno 101), nel 49 a.C. venne promulgata la lex Roscia che estendeva i diritti della cittadinanza romana alle popolazioni transpadane appena sottomesse. Da questo momento in poi le popolazioni locali, grazie ai mezzi finanziari messi a disposizione dall'impero romano, costruirono villae, pagi, vici, borghi, collegati tra loro da efficienti vie di comunicazione.
Il legionario Gratius fu probabilmente tra quei legionari che l'imperatore, prima di giubilarli, aveva ricompensato concedendo loro una gratifica nelle terre appena romanizzate: la proprietà di un appezzamento di terra, un fundus, che appunto avrebbe preso da lui il nome di Gratianus, il podere di Gratius, origine del centro demico di Grazzano.
A conferma delle radici romane del luogo e della sua colonizzazione in epoca imperiale vi è, conservata nella vecchia casa parrocchiale, una bella stele funeraria che, secondo una tradizione non avvalorata, sarebbe stata ritrovata in un terreno presso la cascina Orto di Gueiso, nella vallata tra Grazzano e Santa Maria.
La lapide è stata studiata fin dal XVI secolo e pubblicata in varie lezioni. Il Sangiorgio la dice proveniente dalla tomba di Aleramo, mentre le fonti successive la dicono infissa «nel muro esterno di facciata della chiesa parrocchiale a destra di chi entra».
Datata al II secolo d.C., riporta le disposizioni testamentarie del profumiere (seplasiarius) Titus Vettius Hermes, liberto di Tito, il quale legava il reddito di certi suoi horti posseduti in territorio dell'antica Grazzano allo spargimento di petali di rosa "ogni anno e per sempre" sulla sua tomba nel giorno del compleanno.
L'epigrafe è spesso citata come esempio di significativa clausola di diritto privato romano.